Fermentazione Malolattica
Un
processo sottovalutato e poco compreso in passato, la fermentazione malolattica
è un fenomeno essenziale per la stabilità biologica dei vini rossi
Uno dei
principali problemi che si affrontano dopo il termine della fermentazione
alcolica è rappresentato dalla stabilità biologica del vino. Al termine della
fermentazione alcolica - o fermentazione primaria - il vino è piuttosto fragile
e senza le opportune misure preventive, le probabilità che si sviluppino
degenerazioni di varia natura sono molto alte. Le possibilità di maturazione e
di conservazione di un vino dipendono non solo da certi componenti naturalmente
presenti - come alcol, zucchero, acidi e polifenoli - ma anche dalla stabilità
biologica, ottenuta mediante l'eliminazione di batteri e sostanze nocive,
evitando l'esposizione del vino a condizioni avverse. Uno dei processi che
certamente migliora la stabilità biologica del vino è rappresentato dalla
fermentazione malolattica, detta anche fermentazione secondaria. Nonostante
questo processo sia utile alla stabilità del vino, è bene ricordare che nei
vini bianchi la fermentazione malolattica è generalmente evitata.
Botti e barrique sono i contenitori dove
generalmente si svolge la fermentazione malolattica
La conoscenza e lo studio della fermentazione
malolattica è una conquista piuttosto recente, avvenuta nel corso del 1900. Fin
dal 1600 i produttori di vino avevano notato una certa diminuzione di acidità
nei vini “pronti”, pur tuttavia non riuscendone a comprendere le cause. Un
passo significativo fu fatto nel 1800, quando questa diminuzione di acidità fu
attribuita alla scomparsa dell'acido malico dal vino, e si dovrà attendere il
1900 per comprendere finalmente che questa diminuzione era causata da specifici
batteri che avevano il potere di degradare l'acido malico in acido lattico e
anidride carbonica. Poiché durante questo fenomeno si sviluppa anche anidride
carbonica, fu definito come fermentazione malolattica, equiparandolo cioè a un
processo fermentativo e i batteri responsabili del fenomeno furono definiti
lattici. Studi successivi hanno dimostrato che la fermentazione malolattica non
è un processo fermentativo: si tratta di un fenomeno di origine enzimatica nel
quale si verifica la degradazione dell'acido malico in acido lattico e questa
reazione svolge effetti positivi solo in alcuni vini.
Al termine della fermentazione alcolica -
oppure poco prima del suo naturale termine - il vino può apparire torbido, si
libera anidride carbonica, si osserva un cambiamento di colore e l'acidità
totale si abbassa generalmente di 0,5-1,5 grammi per litro, fino a circa 4
grammi per litro. Questi cambiamenti sono il risultato della fermentazione malolattica,
un processo che può verificarsi subito dopo la fermentazione alcolica - quando
si verificano le opportune condizioni - oppure in primavera, quando la
temperatura comincia a rialzarsi. La temperatura è infatti uno dei fattori che
determinano l'avvio di questo processo. Per motivi legati alla stabilità,
generalmente si tende a favorire l'avviamento della fermentazione malolattica
subito dopo quella alcolica, così da avere sia un vino pronto in minore tempo
sia un vino più stabile dal punto di vista biologico. Prima di comprendere come
favorire il processo della fermentazione malolattica, cerchiamo di capire di
cosa si tratta e quali sono i suoi effetti sul vino.
Come
già detto, definire questo processo come fermentazione malolattica è improprio,
poiché non si tratta effettivamente di una fermentazione, piuttosto di una
degradazione dell'acido malico in acido lattico e anidride carbonica per opera
dei batteri lattici. Questi batteri appartengono a diverse specie, fra queste
le specie Leuconostoc e Lactobacillus. L'azione svolta dai batteri lattici,
così come l'attivazione della loro funzionalità, dipende da diversi fattori, in
modo particolare dal pH del vino e dalla temperatura. Quando si verificano le
giuste condizioni, la fermentazione malolattica determina una disacidificazione
biologica del vino, con una diminuzione dell'acidità totale e l'aumento del pH,
generalmente di 0,1-0,2. Dal
punto di vista organolettico, il vino risulterà al gusto più morbido - a causa
della presenza dell'acido lattico, meno aggressivo di quello malico - e anche
gli aromi saranno più complessi e “maturi”. Per questi motivi, la fermentazione
malolattica si ritiene indispensabile per la qualità dei vini rossi, nei quali
è sempre favorita.
Per i vini bianchi, la fermentazione malolattica
sarà favorita in funzione del tipo e delle qualità organolettiche che si
vogliono conservare o sviluppare. Nei vini bianchi secchi e nei rosati, nei quali si conservano
generalmente la freschezza dell'acidità e gli aromi “giovani” di frutta e fiori,
è opportuno evitare la fermentazione malolattica. In questi tipi di vini, la
fermentazione malolattica può essere svolta - anche parzialmente - nel caso
l'acidità sia eccessiva, tuttavia si perderà anche parte della freschezza
aromatica. La fermentazione malolattica è talvolta svolta in alcuni vini
bianchi secchi destinati alla maturazione in barrique, rendendo in questo modo
il vino più “morbido” con aromi più “maturi” e complessi. La fermentazione
malolattica va in ogni caso evitata nei vini che hanno una certa quantità di
zuccheri residui poiché l'attività dei batteri lattici potrebbe provocare nel
vino la comparsa dello spunto lattico - detto anche fermentazione mannitica -
causato dai batteri lattici che, attaccando gli zuccheri, li trasformano in
acido acetico e lattico, con un conseguente gusto di “agrodolce” nel vino.
Le Condizioni Favorevoli
Molti sono i fattori che condizionano l'avvio
della fermentazione malolattica, fra questi la temperatura, motivo principale che ne impedisce lo
svolgimento subito dopo la fermentazione alcolica. Infatti, al termine della
fermentazione alcolica, soprattutto nelle zone più fredde, l'abbassamento
stagionale della temperatura - seguita poi dall'inverno - impedisce
l'avviamento della fermentazione malolattica che, qualora si verifichino le
giuste condizioni, inizierà in primavera, quando cioè la temperatura si
rialzerà. La temperatura influisce sulla velocità di moltiplicazione dei
batteri lattici e sulla velocità della reazione. La temperatura ottimale per l'avviamento
della fermentazione malolattica è compresa fra i 18 e i 20° C. È opportuno che
la temperatura sia mantenuta costante entro questo intervallo e che non superi
comunque i 22° C, poiché in questo modo si favorisce lo sviluppo di acidità
volatile. Oltre i 30° C, la fermentazione malolattica si interrompe, mentre a
temperature inferiori a 15° C il suo svolgimento risulterà molto lento oppure
bloccarsi completamente.
L'anidride solforosa, ampiamente
utilizzata in enologia, svolge un ruolo importante nell'attivazione della
fermentazione malolattica e del suo svolgimento. I batteri lattici sono
più sensibili all'anidride solforosa rispetto ai lieviti, pertanto, quando presente in
dosi eccessive, la fermentazione malolattica può anche non verificarsi,
anche in presenza delle giuste condizioni determinate dagli altri fattori. Si
ritiene che una quantità di anidride solforosa libera superiore a 10mg per
litro impedisca la fermentazione malolattica, mentre valori inferiori a 5mg per
litro non influiscono sul suo svolgimento. La maggioranza dei batteri lattici
sono anaerobici, pertanto il loro sviluppo e la loro attività è favorita in
condizioni di assenza di ossigeno e in presenza di anidride carbonica. Per
questo motivo, al momento della svinatura, sarà opportuno effettuare travaso
senza il contatto con l'aria e il recipiente sarà mantenuto ben colmo così da
evitare anche lo sviluppo di batteri acetici e quindi del difetto di acescenza.
L'acidità del vino è un altro fattore che
influisce sull'attivazione e lo svolgimento della fermentazione malolattica.
Nel caso in cui il vino abbia un valore di pH inferiore a 3,2 - quindi un vino
molto acido - l'attivazione della fermentazione malolattica sarà molto
difficoltosa e con molta probabilità non si verificherà affatto. Con valori di
pH superiori a 4,5 la fermentazione malolattica avrà uno svolgimento molto
lento. Il valore ottimale di pH è di 4, tuttavia valori di circa 3,4 sono già
favorevoli. Nel caso in cui il vino fosse troppo acido - impedendo quindi la
fermentazione malolattica - sarà opportuno diminuirla, tuttavia è bene
ricordare che questa correzione dovrà essere effettuata dopo la fermentazione
alcolica. La disacidificazione del vino dovrà essere effettuata con l'addizione
di specifici prodotti chimici - in particolare il bicarbonato di potassio -
generalmente reperibili nei negozi specializzati in enologia.
Nonostante
questo possa sembrare superfluo, l'attivazione e lo svolgimento della
fermentazione malolattica richiede la presenza di una sufficiente popolazione
di batteri lattici nel vino. I batteri lattici sono naturalmente presenti nella
pruina - lo strato di sostanza cerosa protettiva che ricopre la buccia
dell'acino d'uva - pertanto durante l'ammostamento e la pigiatura dell'uva
saranno sono trasferiti nel mosto. Alcuni processi di vinificazione, in
particolare le operazioni che riguardano l'aggiunta di anidride solforosa,
potrebbero ostacolare l'attività dei batteri lattici, rendendo quindi la
fermentazione malolattica difficoltosa. In questi casi si può ricorrere a due
metodi diversi, assicurandosi tuttavia della presenza di tutti gli altri
fattori che favoriscono lo svolgimento della fermentazione lattica. Il primo
metodo consiste nell'aggiungere del vino nel quale la fermentazione malolattica
sia già attiva - quindi ricco di batteri lattici - mentre il secondo consiste
nell'aggiunta diretta di colture di batteri lattici, reperibili nei negozi
specializzati in enologia.
Svolgimento
della Malolattica
Prima di eseguire i controlli sullo
svolgimento della fermentazione malolattica, è necessario che questa inizi la
sua attività. In ogni caso, nei vini che richiedono lo svolgimento della
fermentazione malolattica, è opportuno che questo processo sia svolto subito
dopo la fermentazione alcolica, senza attendere l'arrivo della primavera,
assicurando quindi una migliore stabilità biologica al vino. Al termine della
fermentazione alcolica e dopo avere svinato il vino, si cominceranno a
predisporre i fattori che favoriscono l'attivazione della fermentazione malolattica,
in particolare la temperatura. Dipendentemente dalle condizioni della stagione,
la temperatura potrebbe anche essere inferiore ai 18° C, pertanto sarà
necessario riscaldare il locale utilizzato per la produzione di vino.
Nonostante la produzione casalinga di vino non consenta di eseguire tutti i
controlli necessari, sarebbe opportuno assicurarsi anche sulla presenza degli
altri fattori favorevoli, come la quantità di anidride solforosa e il pH,
quest'ultimo misurabile con uno specifico strumento, pertanto di difficile
determinazione nel nostro caso.
Qualora
le condizioni per l'attivazione della fermentazione malolattica siano tutte
presenti ma il fenomeno stenta il suo avviamento, è molto probabile che nel
vino non sia presente una popolazione sufficiente di batteri lattici. Come già
detto, in questo caso sarà opportuno aggiungere una parte di vino già in
fermentazione malolattica, oppure una coltura di batteri lattici così da
favorire l'attivazione del processo. I batteri lattici sono solitamente
disponibili in forma liofilizzata presso i negozi specializzati in enologia.
Prima di aggiungere i batteri è necessario procedere con la loro riattivazione
poiché è indispensabile che questi siano aggiunti al vino quando sono in piena
attività. Le modalità di riattivazione variano a seconda del tipo di batteri
impiegati, pertanto sarà opportuno fare riferimento alle indicazioni suggerite
dal produttore. Quando la fermentazione malolattica avrà iniziato la sua
attività, nella superficie del vino si noteranno delle piccolissime bollicine:
si tratta dell'anidride carbonica prodotta dalla degradazione di acido malico
in acido lattico.
Ci sono casi nei quali la fermentazione
malolattica deve essere evitata, come per esempio nei vini bianchi e rosati nei
quali si preferisce mantenere la freschezza degli aromi e una buona acidità. Il
metodo più semplice è quello di non favorire le condizioni sopra riportate,
tuttavia alcune di queste potrebbero risultare rischiose per la salute del vino
dando origini ad alterazioni. Il metodo più pratico e semplice per evitare lo svolgimento della
fermentazione malolattica è quello di aggiungere un'opportuna dose di anidride
solforosa al vino, così da ostacolare l'attività dei batteri lattici. Un altro metodo consiste nel
mantenere il vino a una temperatura inferiore a 18° C, così da impedire
l'attività dei batteri lattici. Il metodo migliore consiste comunque
nell'utilizzo combinato di entrambi i metodi, provvedendo ad aggiungere
anidride solforosa dopo il termine della fermentazione alcolica - in questo
specifico caso si consigliano generalmente 8-10 grammi di SO2 per ogni cento
litri - provvedendo subito dopo a mantenere il vino a una temperatura inferiore
a 18° C, così da evitare, inoltre, lo sviluppo di gusti negativi, come quello
di mercaptano o di idrogeno solforato.
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