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sabato 3 marzo 2018

Formaggi ed emozioni...Massimo Iafrate

Proprio ieri ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Massimo Iafrate, dato l'enorme successo del suo articolo postato sul mio blog, per il quale ringrazio lui e tutti i lettori e si parlava del più e del meno circa alcuni produttori di formaggi.
Tenendo conto della sua esperienza pluridecennale sul settore e considerando poi che da molti anni svolge lezioni sul tema in quasi tutto l' Abruzzo e non solo gli ho chiesto di indicarmi qualche azienda che secondo lui fosse meritevole di considerazione.
Indovinate un po' cosa ho scoperto?
Un altro articolo pubblicato in una rivista nazionale che parla di un grandissimo produttore di formaggi del Molise  al quale lui ha dedicato un articolo e che prometterò di visitare quanto prima!
 
 Non capisco proprio perché questi articoli debbano essere nascosti...proprio per questa ragione lo condividerò con voi...buona lettura.


La bellezza, il fascino ed il vissuto di una regione è legato indissolubilmente al contesto culturale e territoriale che la circonda. I confini politici, spesso, non tengono conto di questi vincoli e legami che fondano le radici nella storia stessa di un territorio. La nostra terra, l’Abruzzo, ha un valore aggiunto, la bellezza, la storia e la cultura dei paesaggi, delle etnie che la circondano. Legami indissolubili che il tempo, a volte, sembra scalfire. Un viaggio nel cuore del Molise, quindi, è il pretesto per riscoprire in un certo senso la nostra tradizione, ma anche un pò… se stessi.

Diciamocela tutta, quando ci muoviamo è sempre per seguire un nostro interesse, e per me il mondo dei Formaggi è più che un interesse, quindi cosa c’è di meglio che andare nel cuore del Molise, ad Agnone, a salutare qualche amico produttore per vivere una giornata diversa in un piccolo caseificio? Un amico, un “casaro”, uno dei pochi rimasti, che ancora usa le… mani ed il latte, per “fare” il formaggio, il che non guasta.

Agnone è un’austera località posta a 840 metri a guardia della valle del Verrino, è custode di una storia antica ed importante. Con i suoi 14 campanili è sempre stata testimonianza di un legame stretto con la cristianità più profonda. Non è chiaro ancora se il paese fosse o meno la mitica Aquilonia, celebre capitale dei Sanniti, ma di sicuro, anche grazie alla sua centrale posizione geografica, è sempre stata un crocevia di testimonianze, di cultura che l’hanno caratterizzata fino ai tempi nostri. L’importanza e la grandezza dell’artigianato ha segnato l’antichità tanto quanto il suo presente, la Pontificia Fonderia Marinelli, dall’anno Mille fino ai giorni nostri, crea le campane apprezzate in tutto il mondo per la splendida e rigorosissima fattura. Una storia di mille anni racchiusa in una fonderia, in un museo, tutto da visitare.

Agnone, lontana dalle usuali direttrici di comunicazione quali l’Adriatica e la Tirrenica, è sempre stata, invece, un punto di riferimento per chi percorreva, secolo dopo secolo, la via dei Tratturi. Queste “autostrade rurali” erano un modo di vivere il mondo conformandosi all’unico ritmo che la natura dettava. Essi hanno caratterizzato la vita di tutti popoli dell’Italia appenninica, toccati da questo trasumare incessante.

Proprio nei sentieri di questo partire, tornare, vivere di sacrificio, nel paese di Capracotta, affondano le radici della Famiglia Di Nucci. Già nel 1662 si hanno notizie certe che un avo della Famiglia, Leonardo, rivestiva l’ambita mansione di “massaro” e quindi, anche produttore di formaggi. Questa figura fungeva da direttore in un’azienda articolata in vari livelli, per arrivare ad esserlo, bisognava dapprima lavorare come semplici “conduttore di greggi o mandrie” per poi divenire “pastore”, dopo “casaro”, ed infine, grazie alla competenza, alla fiducia del Padrone, si diventava “Massaro”. Egli aveva tutta la responsabilità di organizzare il lavoro delle persone, gestire le mandrie, tenere i libri cassa, e persino amministrare lo sfruttamento di fondi agricoli per la pastorizia. Di tempo ne è passato, ed ora Franco Di Nucci, non si è allontanato dai vecchi insegnamenti, nell’area artigianale di Agnone, in una avanzatissima struttura, piena di… storia, di antiche conoscenze casare, “usa” la tecnologia e non lascia che accada il contrario. Con le mani, e non con i macchinari, nascono prodotti caseari di inequivocabile alta qualità. Lontano dalle lusinghe della fagocitante “Grande Distribuzione Organizzata”, “coltiva” ancora la genuinità di propri prodotti, rinunciando ai numeri, alle facili quantità, alle grandi economie di scala. Da sempre lavora solo ed esclusivamente latte reperito nella zona.

Tanti sono i prodotti tipici della cultura casearia Molisana, i famosi Caciocavalli, le scamorze appassite a pasta di caciocavallo, i burrini, gustose scamorze con un cuore di burro all’interno, ma uno su tutti spicca per fragranza, gusto ed originalità nella tecnica di lavorazione, la Stracciata.

Prodotto unico sul mercato, unico nella fattura. Il latte non viene trattato termicamente, e quindi la Stracciata è un prodotto fresco, a pasta filata, esclusivamente prodotto con latte crudo. Il latte viene portato alla temperatura di 36 – 40°, a seconda delle condizioni climatiche e della composizioni del latte stesso, quindi viene aggiunto del “siero-innesto” o “zizza”, derivato dalla lavorazione del Caciocavallo del giorno precedente. Di seguito, aggiunto il caglio, si lascia maturare per 20 – 30 minuti,  per poi procedere manualmente alla rottura della cagliata con lo “spino”. Si lascia riposare ed acidificare la cagliata stessa posta su di un tavolo chiamato “spersore”, fino al punto giusto di maturazione, quindi, ulteriormente triturata viene messa in mastelli, contenitori di legno naturale di faggio o cerro, e lavorata manualmente con palette di legno ed acqua riscaldata a temperature di 90°, fino a farla diventare diventa una pasta elastica ed omogenea. Inizia allora  la “filatura”, si, proprio come nella lavorazione della lana la pasta viene stirata, sfilacciata, filata. Due persone, con mani veloci e sapienti, si passano la pasta stirandola, lavorandola,  fino a creare una striscia di lunghezza variabile, larga circa cinque centimetri e spessa poco meno di uno. Dopo che la pasta viene messa a rassodare in acqua fredda, si passa in salamoia e successivamente, “stracciandola”, da qui logicamente il nome, viene porzionata in strisce ripiegate tre volte, ecco pronta la Stracciata!

 L’uomo, solo l’uomo può produrre questo, decidendo temperature, tempi di lavorazione ed infine creandola con le proprie mani.

Restare in silenzio a guardare dei gesti che creano emozioni, è quasi come entrare in un mondo che non ci appartiene…  Arricchirsi, rubando nuove esperienze.

Raccontare di emozioni è facile tanto quanto convincere un  Sommelier a diventare astemio, quindi le emozioni bisogna viverle, provandole. Un viaggio serve proprio a questo, serve ad accrescere ed ampliare i nostri confini, i confini della propria mappa del mondo.
Massimo Iafrate
 


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